Link al Video di presentazione:
https://youtu.be/DtLbFay4M4M
Descrizione del lavoro educativo innovativo e inclusivo:
Esistono differenze tra gli abitanti del pianeta? Certamente, ma in fondo siamo tutti parte di un'unica umanità. A dimostrazione di ciò, da tre anni, l’Istituto comprensivo n. 4 di Forlì, con una forte componente di alunni stranieri, ha attivato Educhange, un progetto di insegnamento in lingua inglese e di scambio culturale.
Due studenti internazionali provenienti dall’Argentina, dall’Ucraina, dalla Georgia, dall’India e dalla Russia, prestano servizio volontario ogni anno presso le 13 classi della scuola secondaria di primo grado “Piero Maroncelli” affiancando gli insegnanti curricolari per circa 25 ore settimanali. I giovani sono ospitati da famiglie o docenti della scuola e seguiti dalla sottoscritta, referente del progetto. «Quando ho scoperto sul sito del MIUR l’esistenza di questo progetto mi sono chiesta: perché non partecipare? Del resto, l’opportunità di migliorare le capacità comunicative in lingua inglese di alunni e docenti non può che garantire un valore aggiunto al processo di apprendimento degli uni e di insegnamento degli altri. È un progetto ambizioso, che risponde all’esigenza di sensibilizzare la comunità scolastica alla dimensione internazionale dell’istruzione». AIESEC sostiene infatti il progetto insieme all’ONU, con cui collabora ufficialmente per la promozione dell’Agenda 2030 ed il raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare il quarto (“Quality Education”), che mira ad assicurare a tutti un buon livello di istruzione. Le lezioni hanno quindi per argomento temi di rilevanza globale che sono trattati, in compresenza con i docenti delle varie discipline, rigorosamente in lingua inglese attraverso varie metodologie didattiche innovative.
Lo scopo principale del progetto è favorire l’interscambio linguistico e culturale. La diversità impaurisce, perché ciò che è nuovo può essere pericoloso e imprevedibile. Di fronte ad individui con aspetto e abbigliamento diversi dai propri, che parlano una lingua per noi incomprensibile e che hanno comportamenti non comuni, l’essere umano ha un istinto di prudenza, perché teme di non riuscire a far fronte alle situazioni che non conosce. Eppure, se coltiviamo un atteggiamento di curiosità e di apertura, possono nascere nuove amicizie e legami costruttivi. La diversità, quindi, deve favorire e non ostacolare la convivenza. La docente di matematica, che ha ospitato una volontaria, dichiara entusiasta: «Non capita tutti i giorni un’opportunità del genere, perciò io e mio marito abbiamo deciso di non lasciarcela scappare. Dare a noi e ai nostri figli la possibilità di parlare tutti i giorni in lingua inglese, di confrontarsi con altre tradizioni e di assaggiare cibi tipici di altre culture restando a casa: questo ci ha spinti a diventare una “host family”». Le stesse motivazioni hanno indotto la famiglia di un’altra alunna ad accogliere la volontaria argentina: «Abbiamo scelto di vivere questa esperienza per consentire a noi e a nostra figlia di relazionarci con una cultura differente dalla nostra».
Tutta la comunità educante dedica cure e attenzioni ai giovani volontari affinché possano ambientarsi e sentirsi a proprio agio. Educhange rappresenta per tutti una preziosa occasione sia per potenziare la lingua inglese sia per modellare la propria prospettiva del mondo attraverso la conoscenza di culture e stili di vita diversi.