Link al Video di presentazione:
https://www.youtube.com/watch?v=VwHE2Vgk1vw&feature=youtu.be
https://www.pastificiocerere.it/curare_educazione/non-dirmi-che-hai-paura/
Descrizione del lavoro educativo innovativo e inclusivo:
Strategia vincente del progetto è stata quella di avvicinare gli allievi dell'I.I.S. "PIAGET-DIAZ" e i minori non accompagnati del Centro "CIVICO ZERO" attraverso l’arte intesa come fotografia e come produzione di un’opera collettiva.
Organizzato dalla Fondazione Pastificio Cerere, a cura di Marcello Smarrelli nell’ambito di “La democrazia delle moltitudini”, questo progetto è stato ideato da un artista, Pietro Ruffo, noto a livello internazionale per le sue creazioni artistiche sul tema dell’immigrazione. Il progetto è stato promosso dalla DG AAP del MIBACT e realizzato con gli allievi della sede di Via Diana dell'I.I.S. "PIAGET-DIAZ" (Corso per i Servizi Socio Sanitari) in collaborazione con il centro CivicoZero e Amnesty International.
Il percorso progettuale prevedeva tre giornate di uscita in esterno (Pastificio Cerere e Civico Zero), altre attività scolastiche propedeutiche alle uscite e la realizzazione di un evento finale di presentazione del lavoro svolto.
Durante la prima giornata (che prevedeva una visita congiunta dell’ex Pastificio Cerere e del Centro diurno per minori Stranieri “CivicoZero”) sono emersi i primi timidi tentativi di avvicinamento da parte dei ragazzi che si è concluso al Civico Zero con la condivisione di esperienze (tradotte nella lingua di ciascuno) e l’ascolto di canzoni in lingua araba che alcuni degli ospiti hanno voluto condividere con i ragazzi della scuola.
Il secondo giorno si è svolto un workshop presso lo studio del fotografo Ottavio Celestino che ha impegnato i ragazzi per l’intera mattinata nello sforzo di riprodurre, attraverso dei quadri viventi che li hanno visti “immobilizzati” in pose plastiche, l’effetto delle moltitudini in cammino, a simboleggiare il senso più profondo della migrazione.
L’esperienza li ha fatti stare l’uno accanto all’altro senza problemi di lingua, di nazionalità, di estrazione socio-culturale e lì i ragazzi hanno cominciato ad aprirsi allo scambio reciproco che all’inizio è stato soprattutto “corporeo”, dovendo sostenere una postura predefinita per tutto il tempo necessario delle pose, rimanendo uno accanto all’altro davanti ai teleobiettivi dei fotografi.
Il terzo giorno ormai il rapporto era consolidato e senza alcun problema si sono messi all’opera per creare tutti insieme un’imponente opera collettiva (dimensioni 280x200) partendo direttamente dalla planimetria del Quadraro, dove è ubicata la sede dell'Istituto.
È stata molto emozionante per noi docenti seguire questa esperienza che ci ha permesso di sperimentare una modalità didattica innovativa basata sul compito reale con una ricaduta positiva diretta sul rendimento scolastico nell’area disciplinare professionalizzante.
Altrettanto significativo è stato il momento di feedback svolto in classe per il monitoraggio della ricaduta dell’esperienza sul vissuto soggettivo dei ragazzi. Dalle riflessioni dei ragazzi è emersa una consapevolezza diversa del fenomeno immigrazione: "Quando i diretti interessati sono davanti a te e condividono in maniera molto spontanea un’esperienza comune, non c’è più motivo di aver paura dell’altro, anzi si riesce addirittura a rispecchiarsi in lui nonostante tutte le differenze esistenti".
Crediamo che esperienze come questa possano rendere al meglio i principi di didattica innovativa, Learning by doing e Cooperative Learning, rappresentando un modello positivo di Alternanza Scuola Lavoro basato sui principi di inclusione e valorizzazione personale delle competenze trasversali (life skills).
Disciplina/e Insegnata:
Diritto/Laboratori per i Servizi Socio Sanitari